PLAYSTATION. Un marchio che rappresenta una promessa, un simbolo indiscusso nel mondo dei videogiochi. La sola menzione di questa parola scatena nella mente un caleidoscopio di immagini: ore di gioia pura, innovazioni tecnologiche di punta, comunità vibranti di giocatori uniti dalla stessa passione. Questa parola evoca ricordi di avventure epiche nei mondi virtuali, di sfide appassionanti e trionfi memorabili, celebrando al contempo la storia di una tecnologia che ha rivoluzionato il modo in cui interagiamo con il divertimento digitale.
Con ogni nuova generazione di console, la PlayStation ci ha portati in viaggi sempre più strabilianti, attraverso mondi fantastici e realtà alternative dove l’unico limite è la nostra immaginazione. È un biglietto di sola andata per l’avventura, un pass per un club esclusivo dove l’età è solo un numero e ciò che conta è la tua abilità di tenere un controller in mano. PlayStation non è solo una console, è un fenomeno culturale, una pietra miliare nella vita di ogni appassionato di videogiochi che si rispetti.
Nel corso degli ultimi 20 anni il concetto di videogioco è stato un po’ sdoganato, ma oggi qualunque videogiocatore può confermarti che non si tratta solo di un hobby, ma per milioni di persone in tutto il mondo è uno stile di vita e nel corso della sua storia ha avuto diverse interpretazioni e chiavi di lettura.
PlayStation è diventato il sinonimo di “videogioco”, al punto che generazioni di genitori hanno vagato nei negozi cercando disperatamente giochi di Pokémon per la console sbagliata. PlayStation in soli 20 anni ha costruito un impero di utenti, dalla massa casuale che gioca una volta al mese fino agli hardcore gamers che probabilmente sognano in codice binario.
E questo cambiamento ha un testimone chiave: le campagne promozionali di PlayStation. Riviste con gli occhi di oggi, rivelano il vero impatto culturale che hanno avuto: sono vere e proprie cattedrali del cambiamento generazionale. E non preoccupatevi, ho preso appunti, quindi ora reggetevi forte e preparatevi ad entrare in questo lago di ricordi.
PlayStation – SAPS (1995)
Ritorniamo allo storico debutto europeo di PlayStation e a quella memorabile campagna pubblicitaria che ha ridefinito l’approccio al marketing nel mondo dei videogiochi. Il 29 settembre 1995, milioni di consumatori hanno visto sul piccolo schermo uno degli spot più provocatori e satirici di un brand di videogiochi. Lo spot vedeva un presentatore, portabandiera della SAPS, Society Against Playstation intento a dimostrare “scientificamente” gli effetti nocivi della PlayStation.
La “S.A.P.S.” cerca di mettere in evidenza, non senza ironia, quella che è la volontà del brand: dare una scossa all’industria ed agli acquirenti. La console viene dipinta come un qualcosa di negativo, capace di sovraccaricare l’utente. Sony ci sta dicendo che PlayStation è qualcosa di mai visto prima, Questo spot, pur essendo chiaramente una caricatura, giocava su due livelli: da un lato tranquillizzava ironicamente i genitori mostrando una realtà ovviamente esagerata, dall’altro seduceva i giovani con l’idea di una ribellione giovanile e di una fuga dall’ordinario, facendo leva sul fascino dell’essere parte di qualcosa di audace e rivoluzionario. E questo è il primo spot Playstation, era la prima volta che a livello di comunicazione il brand si mostrava al mondo!
Ed è con questo spirito irriverente e con questa audacia creativa che veniva lanciato il famoso slogan “Non sottovalutare la potenza di PlayStation”, non solo come una sfida tecnologica, ma anche come un manifesto generazionale, che invitava a non sottovalutare l’impatto culturale e sociale che PlayStation avrebbe avuto. Lo spot non solo segnò un momento decisivo nella storia del marketing videoludico, ma anticipò anche la PlayStation come simbolo di un’era in cui i videogiochi diventeranno centrali nella cultura popolare globale.
DOUBLE LIFE (1999)
Nel 1999, PlayStation decise di elevare la promozione dei suoi giochi non solo a un’esposizione commerciale, ma a una vera e propria dichiarazione d’intenti artistici e di conquista culturale. Questo approccio si concretizzò con lo spot “Double Life”, diretto dal rinomato Frank Budgen. Questo taglio distintivo avrebbe in seguito caratterizzato la promozione di tutti i giochi più iconici dell’epoca, oggi riconosciuti come classici, inclusi capolavori per titoli come Time Crisis e Tekken 3.
Con “Double Life”, PlayStation non si limitò a mostrare le immagini dei giochi, ma trasmise un messaggio più profondo: l’azione di PlayStation si estende ben oltre la semplice presenza di giochi sugli scaffali dei negozi. Lo spot, disponibile con sottotitoli in italiano per chi desiderasse approfondire, rappresenta una vera e propria esplorazione della dualità dell’esistenza dei giocatori, un viaggio attraverso le molteplici vite vissute mentre si impugna il controller. Il messaggio è chiaro: PlayStation non è solo un passatempo, ma un portale verso mondi inesplorati e storie da vivere, “…alla conquista del mondo.”
TONSILS (2000)
L’anno seguente, PlayStation continuò a sfidare i confini tradizionali del marketing con “Tonsils”, uno spot che molti trovarono leggermente inquietante ma indiscutibilmente affascinante. Questa pubblicità cementò l’associazione tra i tasti di comando della PlayStation – triangolo, quadrato, cerchio e croce – e il marchio stesso, trasformando questi semplici simboli in icone globalmente riconosciute.
In “Tonsils”, questi simboli non erano solo parti di un controller, ma diventavano protagonisti viventi e respiranti di un racconto visivo che captava l’attenzione in modo unico. Con questo spot, PlayStation rafforzava ulteriormente il suo status non solo come console di gioco, ma come fenomeno culturale che lascia un’impronta indelebile nella mente e nell’immaginario dei giocatori, continuando a stimolare e ad ampliare gli orizzonti di chiunque osi avvicinarsi al suo mondo.
RICCHEZZA MENTALE (1999/2000)
Ecco qui, di fronte a noi, il mio spot preferito di sempre. Certo, i bambini che in quegli anni erano tempestati dagli incubi per queste immagini sicuramente non sono d’accordo, ma per fortuna siamo tra adulti qui. “Mental Wealth”, Ricchezza Mentale, trasmette un messaggio tanto semplice quanto rivoluzionario, e lo fa con uno stile decisamente unico. Diretto dal celebre regista di video musicali Chris Cunningham, lo spot presenta come protagonista FiFi, una ragazza dal cranio insolitamente allungato, che ricorda le fattezze di un extraterrestre.
FiFi parla direttamente allo spettatore da quella che sembra essere una stanza di quarantena aliena.
Lo spot ha suscitato un’immensa curiosità, quasi virale, con molte persone che si chiedevano se FiFi fosse reale o il frutto di effetti speciali avanzati.
E, sebbene sia ricordato come uno degli annunci pubblicitari più bizzarri mai visti, “Mental Wealth” incarna perfettamente una filosofia chiave del brand Sony: con PlayStation, i sogni non hanno limiti. La console invita chiunque a esplorare mondi nuovi e incredibili, senza barriere, indipendentemente da chi tu sia.
THE THIRD PLACE (2000)
Quando nel novembre del 2000 la PlayStation 2 fece il suo debutto europeo, Sony Computer Entertainment Europe (SCEE) decise di giocare un asso nella manica ingaggiando nientemeno che David Lynch per rivoluzionare completamente l’immagine del marchio. Il risultato fu “The Third Place”, un filmato che porta l’inconfondibile firma surreale del regista di culto di “Twin Peaks” e “Eraserhead”. Ma, oltre all’inequivocabile stile Lynchiano, lo spot colpisce per il suo approccio ambiguo e misterioso, presentando la nuova console non come un semplice dispositivo di gioco, ma come il portale verso una realtà completamente diversa.
Mentre Apple incantava il mondo con il suo “Think Different”, Sony decise di spingere ancora più in là i confini dell’immaginario collettivo, portandoci in un viaggio attraverso una loggia nera 2.0. La campagna si avvale di questa narrativa per esplorare temi di immersività estrema, con la PlayStation 2 che si trasforma nell’artefice per raggiungere “il terzo posto” – una dimensione alternativa, regolata da leggi non convenzionali, un luogo dove il reale e l’immaginario si fondono in un’esperienza di gioco senza precedenti.
Lynch utilizza il suo talento unico per narrare storie che trasportano lo spettatore in mondi nuovi, e con “The Third Place” esplora l’idea di regole riscritte in realtà alternative. Questo non solo rafforza il carattere innovativo della PlayStation 2, ma stabilisce anche un nuovo standard nell’arte di raccontare cosa può essere e fare una console di gioco nella cultura popolare contemporanea.
All’interno di questa narrazione rivoluzionaria, Sony inserisce un concetto filosofico profondo che si riflette nel nuovo slogan: “Welcome to the Third Place”. Questa frase non solo invita i giocatori a esplorare nuove dimensioni del gioco e della socialità, ma si radica in una comprensione sociologica del “Third Place”. Il sociologo Ray Oldenburg ha diviso gli spazi sociali di ciascun individuo in tre spazi, in tre “place” (trovate tutto nel suo libro The Great, Good Place del 1898). Il primo è la casa (il First Place), mentre il secondo è il lavoro (il Second Place). l Third Place è quindi un terzo luogo della socialità che serve a creare e consolidare certi rapporti interpersonali, nonché a creare un senso di appartenenza ad una comunità.
Si tratta di un luogo con delle caratteristiche precise:
- è altamente accessibile
- è piacevole da frequentare e ne si usufruisce al più possibile
- è bello da vedere
- se ne fruisce da soli e con gli amici
- è il luogo dove si possono scoprire novità e persone nuove
Il Third Place di PlayStation diventa quindi un ambiente di comunità virtuale dove i giocatori possono condividere esperienze, scoprire novità e consolidare relazioni in un contesto caratterizzato da un’alta accessibilità e piacevolezza.
In quest’ottica, lo spot di Lynch, nonostante la sua semantica indecifrabile, si rivela perfetto per illustrare questo nuovo “luogo”, questo luogo altro che la PlayStation 2 ambisce a creare: un ambiente oltre l’ordinario, un luogo che trascende la comprensione tradizionale e che può essere veramente compreso solo da chi è già parte di esso. “The Third Place” di PlayStation non è un luogo fisico, ma un’estensione dell’immaginazione, un territorio esplorabile solo attraverso l’esperienza di gioco che Sony offre con la sua rivoluzionaria console.
Mountain – Il Capolavoro di Sony del 2003
Nel panorama degli spot pubblicitari di PlayStation, “Mountain” si distingue come uno dei più emblematici e prestigiosi mai realizzati da Sony. Lanciato agli inizi del 2003 come parte della campagna marketing “Fun, Anyone?”, lo scopo di questa iniziativa era chiaro: promuovere la console PlayStation all’interno dei nuclei familiari e spingere le vendite già di per sé notevoli a nuove vette. Lo spot fu affidato al regista Frank Budgen e girato in Brasile, con un investimento significativo di circa 5 milioni di sterline. Dopo il suo lancio, “Mountain” venne trasmesso in oltre 30 paesi, riscuotendo un successo internazionale straordinario. Tale fu l’entusiasmo che lo spot vinse il prestigioso premio al Festival Internazionale della Creatività Leoni di Cannes, riconosciuto come uno degli eventi più importanti per i professionisti della comunicazione e della pubblicità. Oltre a questo, “Mountain” si aggiudicò circa 40 altri premi da enti e società specializzate nel settore pubblicitario e marketing. L’efficacia dello spot “Mountain” non era solo una questione di riconoscimenti. Il suo impatto sulle vendite fu tangibile: con un incremento del 3% nelle vendite della console, Sony non solo vide migliorare i suoi numeri ma rafforzò anche il legame con milioni di nuovi fan. Il timing della campagna, che precedeva di qualche mese il Natale, giocò un ruolo cruciale nell’assicurare che PlayStation si consolidasse nei cuori e nelle case di un pubblico globale sempre più ampio. “Mountain” rimane, quindi, non solo un trionfo creativo ma anche un esempio lampante di come una campagna pubblicitaria ben orchestrata possa influenzare profondamente sia la percezione del brand che le performance di vendita, solidificando il posto di PlayStation come leader nel settore dei videogiochi.
Baby (2006)
Non è raro che, sfogliando alcune cronistorie celebrative di Sony PlayStation, si possa notare l’assenza di un particolare spot, conosciuto come “Baby”. Nonostante sia rimasto impresso nella memoria collettiva per il suo taglio forte e inquietante, “Baby” si rivelò un vero e proprio fiasco commerciale.
Con l’arrivo della PlayStation 3 (PS3), il dominio incontrastato di Sony nel mercato delle console videoludiche cominciò a vacillare sotto la pressione della concorrenza. Tuttavia, non fu solo una questione di vendite insoddisfacenti, ma anche di strategie discutibili riguardanti il lancio del prodotto. Una delle prime grandi gaffe di Sony fu proprio lo spot “Baby”, trasmesso per la prima volta durante le World Series of Baseball, davanti a un’audience di oltre 16 milioni di spettatori.
L’approccio dello spot era in linea con la tradizione di Sony di creare contenuti pubblicitari avvolti nel mistero, ma questa volta il tentativo non andò a segno. Lo spot presentava un bambolotto sinistramente “vivo”, posizionato di fronte a una PS3 fluttuante, con evidenti richiami all’immaginario di “2001: Odissea nello spazio”. Nonostante l’intenzione di creare un’impressione forte e memorabile, lo spot non fu né compreso né apprezzato dal grande pubblico, risultando in reazioni di perplessità e disapprovazione che si tradussero in critiche feroci e persino scherno da parte dei media.
Questo insuccesso pubblicitario, abbinato al prezzo di lancio eccessivamente elevato della PS3, contribuì notevolmente al declino della popolarità di Sony, che sembrava ancora confidare nel proseguimento ininterrotto del successo ottenuto con la PS2. Per Sony, il lancio della PS3 doveva essere un evento epocale nella storia dei videogiochi, al pari del lancio della prima PlayStation. Un indizio di queste ambizioni si può scorgere all’interno dello spot stesso, dove appare un “3” rosso, un omaggio al famoso spot di lancio della PlayStation originale, “Enos Lives”. Questo dettaglio era inteso come un richiamo al glorioso passato e una promessa di grandezza futura, promesse che, purtroppo, lo spot “Baby” non riuscì a mantenere.
Universe of Entertainment (2007)
Nel 2007, con lo spot “Universe of Entertainment”, Sony ha decisamente cambiato le carte in tavola per quanto riguarda la promozione della PlayStation 3. Con questo nuovo approccio pubblicitario, la console non è più presentata semplicemente come un portale verso altri mondi, ma piuttosto come un vero e proprio “vaso di Pandora” ricco di mondi immaginari e avventure straordinarie, resi possibili grazie alle sue tecnologie uniche e all’avanguardia.
L’idea centrale dello spot è che il videogiocare con la PlayStation 3 si eleva a una dimensione completamente nuova. La console non è più solo uno strumento per accedere a un altro mondo, ma si trasforma in una sorgente inesauribile di altri mondi. Questa visione trasforma radicalmente il concetto di gioco, elevandolo da semplice passatempo a una forma d’arte capace di generare continuamente universi complessi e coinvolgenti.
Questa nuova narrativa fa della PlayStation 3 non solo una macchina da gioco, ma un epicentro di creatività e fantasia, dove ogni giocatore può scoprire e esplorare una miriade di esperienze immersive. Sony, con questo spot, ha quindi riaffermato il proprio impegno nel fornire non solo intrattenimento, ma anche un’esperienza trasformativa che allarga i confini della realtà conosciuta e del possibile.
“Long Live Play” – 2011
Sony, avendo riconquistato un posto nel cuore dei giocatori, decide di spostare il focus della sua comunicazione: da una presentazione incentrata sulla macchina, a una che celebra gli utenti stessi. È in questo contesto che nasce la campagna “Long Live Play”, dove l’utente diventa il protagonista indiscusso del mondo PlayStation. Attraverso questa campagna, Sony evidenzia come i giocatori, con la loro dedizione, vivano le vite di innumerevoli personaggi, influenzandone le sorti e arricchendo la propria esperienza di gioco.
Al centro della campagna ci sono le proprietà intellettuali, diventate icone riconoscibili, e i loro conflitti narrativi che convergono verso un unico scopo: il divertimento del giocatore. Questo cambio di prospettiva è sottolineato da un vecchio modo di dire tra i giocatori: “I am a gamer. Not because I don’t have a life, but because I choose to have many”. Su questa scia, Sony lancia il memorabile spot live-action “Michael”, che celebra i diversi personaggi che costituiscono fauna e flora dell’ecosistema del brand PlayStation.
Lo spot di circa due minuti fu lanciato con grande fanfara, circondato da grande attesa generata attraverso una serie di teaser che ne annunciavano l’imminente arrivo. Questo spot non solo si distingue come uno dei più belli mai realizzati da Sony, ma si rivela anche uno dei più significativi per i fan, tanto che la filosofia “giocatore-centrica” di “Long Live Play” diventerà la base ideologica anche per la campagna successiva di PlayStation 4, intitolata “This is for the Players”.
“Long Live Play” è un’espressione dell’evoluzione della strategia di Sony, che ora riconosce e celebra il giocatore non solo come un consumatore, ma come il cuore pulsante dell’intero ecosistema PlayStation.
Greatness awaits – Playstation 4 (2013)
Il 15 novembre 2013 è pronta a sbarcare in america la nuovissima Plaustation 4, la next gen pronta a portare il concetto di gaming su un altro livello tecnologico. Sony ha messo in campo tutto il suo arsenale per comporre una campagna epocale: Greatness Awaits. La sua narrazione epica con questa campagna enfatizza la condivisione e la comunità, rivelando una serie di spot che pongono al centro l’esperienza collettiva del videogioco. L’attenzione si sposta ora sulla potenza dell’esperienza condivisa con altri giocatori.
Questa nuova serie di annunci invita i giocatori a entrare nell’arena, un concetto simile al the third place della playstation 2, ma stavolta dando maggior enfasi all’interazione con gli altri giocatori. Se in the third place il concetto era quello di usare la playstation 2 come portale verso un altro mondo altro, quello di Playstation 4 è un mondo dove il confine tra la realtà e il virtuale si assottiglia, in cui ogni sessione di gioco diventa un rituale quotidiano. La realtà quindi non viene oltrepassata, ma viene integrata dal videogioco come concetto.
Sony, con questa campagna, non solo celebra la tecnologia all’avanguardia della PlayStation 4, ma anche l’importanza della connessione umana attraverso il gioco.
La narrazione visiva e le storie raccontate attraverso questi spot rafforzano l’idea che, nonostante la distanza fisica, i giocatori possono sentirsi vicini e uniti nella sfida e nel divertimento. Questo è il cuore della filosofia di PlayStation: trasformare il gioco da un’esperienza solitaria a una condivisa, costruendo comunità virtuali tanto ricche e coinvolgenti quanto quelle reali. Sony invita quindi tutti i giocatori a lasciarsi alle spalle la realtà quotidiana e a immergersi in un universo dove tutto è possibile e dove ogni nuova sessione di gioco è un’opportunità per vivere insieme avventure straordinarie.
Play has no limits – Playstation 5 (2020)
Nel 2020, con l’uscita della PlayStation 5, Sony riunisce tutti i precedenti concetti in una campagna che definisce il nuovo standard del gaming: “Play Has No Limits”. Lo spot è un viaggio epico che porta lo spettatore ai confini della realtà, immergendolo in un universo di sogni e mondi immaginari.
Al centro della scena c’è un uomo qualunque, perso nei confini del magma mitico dei sogni e della fantasia. Elementi finzionali di ogni sorta si materializzano attorno a lui, creature fantastiche, oggetti magici e simboli di avventure epiche, tutti invitandolo a superare il confine della materia e a tuffarsi nella sorgente mitica della finzione. Questo è un chiaro invito a esplorare e sperimentare tutto ciò che la PlayStation 5 ha da offrire, un mondo dove le possibilità sono infinite.
In sottofondo, una versione orchestrale di “Baba O’Riley” dei The Who (simile, se non la stessa, a quella del trailer di Stranger Things 4) accompagna lo spettatore. La combinazione di immagini mozzafiato e musica evocativa crea un’esperienza che fa venire la pelle d’oca, catturando perfettamente l’essenza della campagna “Play Has No Limits”.
Con questo spot, Sony non solo celebra l’innovazione tecnologica della PlayStation 5, ma riafferma anche il potere del gioco di trasportare i giocatori in mondi straordinari, dove possono vivere avventure senza fine e sperimentare emozioni intense. E qui invece torna il concetto del Third Place: il gioco non ha più il limite del reale e la tecnologia è ora in grado di superare i limiti imposti dalla realtà. ”Play Has No Limits” è un tributo all’immaginazione e alla capacità del gioco di abbattere le barriere tra il reale e l’irreale, invitando tutti a immergersi in un’esperienza di gioco senza confini.
Abbiamo capito che la playstation è stata multiforme in temrini di valori, ma questo è normale quando viene inserito un prodotto in un mercato destinato a crescere di pari passo con lo sviluppo tecnologico. Se cambia la tecnologia, cambiano i valori della società, perciò i brand si devono adattare e crearne di nuovi. Quindi, proviamo a fare una sintesi dei valori che sony playstation ha assunto nel corso degli anni.
All’inizio, l’idea era quella di sfidare il conformismo e incarnare la ribellione giovanile. La tecnologia era vista come qualcosa di potente e rivoluzionario, capace di trasportare i giocatori fuori dal mondo reale. Questo spirito irriverente e provocatorio catturava l’attenzione dei giovani, promettendo esperienze mai viste prima.
Con l’introduzione della PlayStation 2 e la campagna “The Third Place”, Sony ha spinto ulteriormente i confini dell’immaginazione, invitando i giocatori a esplorare una dimensione alternativa e rivoluzionaria. Il “terzo luogo” un ambiente virtuale dove le leggi del reale e dell’irreale si fondevano.
Con l’avvento di campagne come “Long Live Play” e “Greatness Awaits” per PlayStation 3 e 4, Sony ha spostato l’attenzione dalla macchina al giocatore stesso. Qui, il focus era sulla connessione umana e sull’importanza della comunità di giocatori, trasformando il gioco in un’attività collettiva.
Infine, con la PlayStation 5, Sony ha riunito tutti i precedenti concetti, proponendo la console come una sorgente inesauribile di mondi immaginari.
In sintesi, l’evoluzione degli spot PlayStation riflette un cambiamento nei valori e nell’approccio tecnologico, ma sempre con un unico scopo che ha dato coerenza ad una serie di campagne di comunicazione che altrimenti sarebbero sembrate schizofreniche: spingersi al limite. Un limite superato dalla potenza tecnologica, un limite superto dalla ribellione giovanile, un limite superato dall’immaginazione, dalla creatività! Il messaggio del brand è sempre stato questo: “Non restare chiuso nei tuoi confini. Io sono qui per aiutare a farteli superare, per portarti dove ogni cosa è sotto il tuo controllo. Questo è il tuo bisogno ed io, col mio prodotto sono qui per aiutarti.”